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Qualità ambientale e paesaggio: la prospettiva del turismo

Ogni tanto, quando ascolto le dichiarazioni di alcuni Amministratori locali sul Turismo, mi faccio un sacco di risate, e per dirla tutta questo avviene molto spesso; ma rido solo per non piangere di disperazione!
Chiedo umilmente scusa ai lettori, però mi sono imposto prima di tutto di essere sincero, a costo di essere pungente.
Lo stuzzichìo mi sovviene quando ascolto roba di questo tipo: “bisogna rilanciare le attività produttive, occorre incrementare il turismo, si deve…” riferentesi a contesti locali lontani dai circuiti turistici conosciuti e rinomati.
Intanto perché l’uso impersonale del verbo attribuisce a chissà quali altri soggetti (Amministratori? Imprenditori? Associazioni di Categoria? Dirigenti pubblici?) il dovere dell’azione, lanciando una pietra nello stagno e nascondendo la mano; poi perché l’autore di queste dichiarazioni è uno dei soggetti che deve agire piuttosto che dire; ed infine perché …incrementare il turismo… è una banalissima verità a cui arriva chiunque abbia superato la soglia della scemenza.
Il problema è come lo fai, su quali energie e risorse puoi contare, chi sono gli attori della filiera, quali siano le specificità del territorio, qual’é il bacino di utenza potenziale, come è la situazione turistica degli altri comuni viciniori ed altri fattori incisori sul processo in discussione.
Infatti “qui casca l’Asino”, nel senso che nessuno si dovrebbe improvvisare specialista di una scienza senza conoscerne le basi ed i presupposti più ovvii, meno che meno un Amministratore.
Il compito e la virtù di quest’ultimo dovrebbe essere la capacità di visione futura, anche intuitiva, ma affidandosi a degli Specialisti per la verifica: a questi ultimi debbono invece – questo si – essere fornite le linee guida su cui formulare i loro progetti od i loro studi preliminari, e questo presuppone il fatto che il nostro loquace Amministratore abbia una strategia di sviluppo, cosa alquanto rara dalle parti del 38° parallelo.
Penso alla inevitabile immobilità che segue questo approccio, che è la pietrificazione del fatalismo endemico che purtroppo ed a volte ci contraddistingue.
Io, da apprendista Stregone, intuisco che la Valle debba guardare, per il suo sviluppo, innanzitutto alla Grande Città dove vive molta gente che ha necessità di uscire, di guardare oltre.
Per noi la Grande opportunità si chiama Palermo, 700.000 abitanti.
Se pensiamo che ci sono ventenni che non hanno mai visto una gallina o che non sanno distinguere una fettina di pollo da un sofficino, se pensiamo alla voglia di natura che pervade i cittadini nelle prime giornate calde all’uscita dall’inverno, se pensiamo alla semplice voglia di spostarsi oltre le mura, a guardare fuori o semplicemente a fare una passeggiata nei fine settimana, ebbene allora il gioco è fatto.
E’ fatto nel senso che queste appena accennate sono alcune condizioni, quelle di spinta endogena, poi occorre creare una sponda che accolga e soddisfi questa spinta.
E’ qui che entrano in gioco Comuni, abitanti e territorio della Valle dell’Eleutero.
Chi arriva da Palermo deve avere una occasione per rilassare lo sguardo sul Paesaggio, pulito e senza rifiuti dispersi, immerso nel verde e dove i manufatti dei centri abitati siano decenti, magari addobbati di verde ed arredo urbano.
Deve avere una occasione per girare e fare la spesa riempiendosi il portabagagli di prodotti locali, deve rimpinzarsi in una Trattoria tipica dove sia bandito il sushi o i piatti di bacon ed hamburger e favorita ad esempio la Pizza con tutti gli ingredienti locali a cominciare dal pomodoro - , le muffolette con la ricotta o lo sfincione bianco o la crostata di Kaki e così via.
A questo turista gli farà bene pure visitare il Centro Storico di un qualunque Centro Abitato di un Comune della Valle, per scoprire come si viveva negli anni ’50, dove magari in periferia i suoi bambini possano visitare una sorta di zoo di animali da cortile…
Quello che voglio sostenere è che occorre investire in un gruppo di pensatori compreso pure uno psicanalista - di quelli bravi - affinché disegni un sistema di accoglienza che soddisfi questo tipo di Turista, tracciandone il profilo di consumatore medio di bisogni esistenziali, cosicché noi si possa soddisfare questi ultimi, facendogli spendere in modo soddisfacente il suo budget – alto o basso che sia.
Questa scelta è obbligata perché non possiamo pensare di competere, per l’offerta turistica agli stranieri, con Palermo e Monreale.
Dobbiamo puntare a questo Turismo locale interno e svilupparlo, poi magari puntare a quello straniero con la nostra offerta, la quale non può che essere sempre Ambientale ed Agroalimentare.
Tuttavia noi volontari del CdFC Eleutero non possiamo improvvisare e sostituirci agli Specialisti di queste Discipline, non ne abbiamo le competenze né i titoli; un serio approccio a questo tema deve essere affrontato da Esperti di Marketing, Tour Operator, Commercialisti, Ristoratori, semplici Conoscitori della Cultura e delle Tradizioni locali…
Potrebbe essere un istituendo tavolo collaterale alla Segreteria Tecnica nell’ambito di questo Contratto di Fiume, vestito da alcuni Docenti appositi dell’Ateneo di Palermo, oppure dai titolari delle Aziende Agricole ed Agroalimentari della Valle (o ancora da un gruppo misto dei due).
Concludendo, ritengo che per questo settore dell’Economia sia l’unica strada percorribile, e forse è meglio che cominciamo a camminare.
Misilmeri, 25 Febbraio 2019

Antonino Bonanno



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